Extra Music Magazine

 

"...sei brani...che propongono venature estremamente maideniane nel lavoro delle sei corde,con discreti assolo e convincenti accompagnamenti;una parte ritmica non banale...un buon lavoro tastieristico,perno per un'ambientazione epica...un cantato dalle potenzialità indubbie..."

 

Cosa hanno in comune Metallica, Timoria, Offspring, Litfiba, ma anche Europe, Queen, Evanescence, Bon Jovi, e ancora Matia Bazar, Michael Sembello e Alphaville? Fino ad oggi non mi sarei dato facilmente una risposta.


Ebbene sono tutti gruppi che in qualche modo hanno fatto parte del bagaglio musicale dei Sintonia Distorta, band lodigiana dalle buone doti, ma dalle idee non sempre molto chiare, tenendo conto di ciò che emerge dalla loro biografia ufficiale.
A maggior ragione, poi, se si considera che il risultato di una miscela di influenze così variegata ha portato alla pubblicazione di un Ep, questo “Anthemyiees”, secondo della loro carriera dopo “Spazi Sconfinati” del 2000, di matrice prevalentemente power metal. Sorprendente.
Avendo trovato una relativa stabilità in una storia fatta di scissioni e cambi di line-up, nel 2011 i fondatori Fabio (basso) e Simone (voce) si riuniscono in sala prove con Giampiero alle tastiere, Leo alla chitarra (sostituito da Guido poco dopo la pubblicazione dell'ep) e Damiano dietro le pelli, per la registrazione definitiva degli inediti su cui avevano cominciato a lavorare già da diverso tempo. È così che vede la luce l'Ep in questione, in una situazione piuttosto convulsa.

Sei brani, dalla lunghezza media di sei minuti, che propongono venature estremamente maideniane nel lavoro della sei corde, con discreti assolo e convincenti accompagnamenti; una parte ritmica non banale ma nemmeno protagonista; un buon lavoro tastieristico, perno per un'ambientazione epica in tracce quali l'opener e title-track Anthemyiees; un cantato dalle potenzialità indubbie, tradotte di fatto in prestazioni tendenti ad una complessiva monotonia, o comunque mancanti del giusto mordente: molto Kiske e un po' di Dickinson. Ma di quest'ultimo sarebbe servita un po' più di teatralità.


Musicalmente non si riscontrano grosse falle, la qualità media risulta più che accettabile, contando anche la produzione in proprio, che non consente miracoli a livello di registrazione e di sound. Spiccano come i pezzi migliori dell'incisione “Il Vento Dei Pensieri e Il Canto Della Fenice, secondo e terzo brano, quindici minuti totali di power metal non eccessivamente pesante e laborioso, ma coinvolgente al punto giusto.
Risulta più che apprezzabile anche Pioggia Di Vetro, che chiude con potenza e malinconia questa seconda fatica. Non convincono però, in generale, i testi, tra l'altro integralmente in Italiano, se si esclude il ritornello di No Need A Show, il brano più tedioso dell'intera demo (non me ne vogliano gli autori!).

Ora, c'è da ammettere che in oltre cinque lustri di carriera (l'idea SD nasce a Fabio e Simone nel 1995) due Ep soli (cui si aggiungono volendo un paio di brevi demo di poco conto) sono un risultato piuttosto deludente. È pur vero che sarebbe stato difficile ottenere di più con tante vicissitudini da affrontare.
Tuttavia, pur non essendo più ragazzini, gli odierni Sintonia Distorta dimostrano di avere ancora voglia da vendere, oltre che capacità e una giusta dose di fantasia (e aggiungerei anche un simpatico sito ufficiale, che può aiutare ad ottenere consensi). Se il destino vorrà concedergli maggiore continuità e qualche colpo di fortuna, chissà che pure adesso non possano togliersi diverse soddisfazioni. Personalmente, glielo auguro.


By PM Modular Buildings

Sondaggi

Vota la tua canzone preferita